- Antonio José Bolìvar Proano leggeva romanzi d’amore, e a ogni suo viaggio il dentista lo riforniva di nuove letture.
- <<Sono tristi?> chiedeva il vecchio.
<<Da piangere a fiumi >> assicurava il dentista.
<<Con gente che si ama davvero?>>
<<Come nessuno ha mai amato.>>
<<Soffrono molto?>>
<<Io non riuscivo a sopportarlo>>.
- Quando un passaggio gli piaceva particolarmente lo ripeteva molte volte, tutte quelle che considerava necessarie per scoprire quanto poteva essere bello anche il linguaggio umano.
- Così ogni tanto doveva andarsene, perché – gli spiegavano – era un bene che non fosse uno di loro. Desideravano vederlo, averlo accanto, ma volevano anche sentire la sua mancanza, la tristezza di non potergli parlare, e il salto di gioia che il cuore faceva loro in petto quando lo vedevano ricomparire.
- Era amore puro, senza altro fine che l’amore stesso. Senza possesso e senza gelosia.
<<Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell’altro nel momento dell’abbandono>>.
Così gli spiegò il suo compagno Nushino.
- Sapeva leggere.
Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.