Recensione: Bunker diary – Kevin Brooks

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Trama

Linus, sedici anni, insieme a quattro adulti e una ragazzina di nove, si trova intrappolato in un bunker, uno spazio claustrofobico da cui nessuno può fuggire.
Sono stati rapiti da qualcuno che si è presentato loro ogni volta in modo diverso e non sanno perché sono stati scelti.
Spiati da decine di telecamere e microfoni perfino in bagno, dovranno trovare un modo per sopravvivere.

“Bunker Diary” è un incubo da vivere sulla propria pelle attraverso le pagine del diario di Linus, in un’escalation di umiliazioni, meccanismi perversi e violenza fisica e psicologica innescati “dall’uomo di sopra”…


Il mio pensiero

Non so cosa dire.
Sono senza parole ma non capisco ancora bene se è una cosa positiva o negativa.
Di certo non posso dire che questo libro non mi sia piaciuto, ma non posso dire di averne compreso a pieno il senso.
La storia parla di sei persone, fra adulti e bambini, che sono rinchiusi in un bunker da “il pazzo del piano di sopra”.
Questo signore tale “Il pazzo del piano di sopra” ha rapito tutti in modi differenti e non si capisce bene il perché.
Sembra quasi che il suo sia un piacere perverso, ma a volte ti capita di dubitare che dietro tutta questa storia ci sia un esperimento.
Il problema è che sostanzialmente questo dubbio non viene chiarito. Il mio non è un desiderio di farvi spoiler, ma un mettere in guardia i lettori più esigenti.
Mi sono domandata: che diavolo di senso ha scrivere un libro così – crudele, brutale, terribile, che lascia un gran senso di impotenza – solo per il gusto di descrivere una situazione del cavolo ma senza spiegarci perché essa si rende necessaria?
Io purtroppo devo ammettere che questo libro mi è piaciuto moltissimo, ma non vado poi così d’accordo con le mille domande che mi restano in testa. Non posso dormire la notte, non posso non pensare a quelle povere anime chiuse nel bunker a morire di fame e freddo e senza un minimo di privacy. Non posso accettare semplicemente che si possa essere capaci di queste crudeltà solo per il gusto di far soffrire.
Mi dispiace, ma ho bisogno di sapere cosa diavolo aveva in mente Kevin Brooks.
E intanto lo valuto in modo positivo perché mi ha mandata in trip e non so quando mi riprenderò.
Ora sono nel mio bunker personale, qualcuno mi aiuti.


La mia valutazione

4 stelline☆

5 risposte a "Recensione: Bunker diary – Kevin Brooks"

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