Quello che leggo io è importante, quello che leggi tu è spazzatura.
C’è questa assurda credenza, in Italia, secondo cui i libri che vale la pena leggere sono solo quelli targati Adelphi o Einaudi o con il nome di altre case editrici che ormai fanno “moda”.
Certo, avete capito bene: ho detto proprio “moda”.
Ormai pare che ci sia una gara a chi legge i libri più seri, a chi è più pieno di cultura, a chi ha il vocabolario più ricco o a chi ha letto più classici nel corso della sua vita. Io ve lo dico sinceramente che di classici che mi sono piaciuti, fino ad ora, ne ho letti veramente pochi. Non me ne vergogno. Dovrei?
Voglio premettere che non ho deciso di scrivere questo post perché voglio innalzarmi al di sopra di tutto e tutti e dire che sono l’unica ad avere la verità in tasca, anzi in realtà sto pubblicando questi pensieri come consolazione per tutti quelli che si sentono come me.
In un’Italia che prende in giro la letteratura che non fa parte dei rami di saggistica o romanzi “corposi e importanti”, non credo che la gente che ama follemente la lettura per passatempo debba sentirsi ignorante.
Sul mio canale Youtube avete visto forse un video che riguardava il cambiamento delle mie abitudini letterarie. Ad un certo punto della mia vita mi sono decisa a fare un passo avanti e provare a leggere libri un po’ più “seri” dei miei soliti. L’ho fatto per moda? Assolutamente no. Ho smesso di leggere i libri che leggevo prima? Men che meno. L’ho fatto solo per sfidarmi, perché per tanto tempo mi ero negata alcune letture, sbagliando.
Sapete in realtà qual era la maggiore ragione per cui mi negavo alcune esperienze? Perché ero scoraggiata, profondamente scoraggiata, da chi si dedica abitualmente alle letture impegnative.
Guardavo determinati video, sentivo dire determinate parole e leggere determinate trame e proprio non potevo fare a meno di pensare “okay, questa roba leggitela tu”.
Quando viene data troppa importanza a qualcosa, io inevitabilmente mi chiudo a riccio. Qualcun altro è come me? Alzate la manina.
Per fortuna sono una persona intelligente e alla fine ho voluto fare le mie esperienze: avete idea di quanti libri definiti “seri e importanti” ho metaforicamente buttato nel cesso?
La risposta è: tantissimi. Perché sinceramente non mi importa del fatto che siano definiti dei libri bellissimi, se non mi piacciono non mi piacciono e nessun commento potrà cambiare questa cosa.
Certo, sui Social potrei anche dire che ho adorato una determinata storia – anche se in realtà l’ho odiata – e nessuno verrebbe mai a sapere che mento.
Oh, ma aspettate tutti un attimo, questa cosa potrebbe farla chiunque giusto?
Chiunque potrebbe prendere una videocamera e parlare bene di un libro su Youtube, o aprire un blog e scrivere un post in cui esalta una determinata opera, ma poi come facciamo noi lettori a sapere se questo chiunque mente o è sincero?
Tutti possono dare un parere fasullo.
Quindi è proprio di questo che vorrei parlare: io posso dubitare dell’integrità di chi parla bene di libri che a me non sono piaciuti, proprio come tutti questi esperti di letteratura possono dubitare dell’integrità di chi recensisce bene un libro “trash”.
Mi rivolgo a loro quando chiedo: adesso sapranno come ci si sente?
Ne dubito, perché io non parlo di molti libri di quelle case editrici alla moda – tranne pochi eletti, quelli che mi interessa leggere e che provo a leggere -, quindi automaticamente non sono degna di considerazione.
La verità è semplicemente che tutti i lettori sono diversi, che ognuno ha i suoi gusti e che se tutti dovessimo leggere stessi generi e stessi romanzi allora l’editoria non avrebbe motivo di produrre centinaia di migliaia di libri all’anno.
C’è chi ama il fantasy, gli storici, il romance, la saggistica, i thriller, i contemporaries, chi i distopici e chi tutti questi generi uniti in uno solo.
Per definizione di vocabolario, si può definire lettore anche un tizio che ama leggere gli ingredienti sul cartone del latte.
Quelli che prendono in giro i gusti altrui, invece, sono semplicemente cattivi.
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