Il romanzo d’esordio più atteso dell’anno.
Una storia romantica, commovente, inaspettata, dolorosa
e piena di speranza.
Come la vita, come l’amore.

Titolo: La notte che ho dipinto il cielo
Autrice: Estelle Laure
Casa Editrice: DeAgostini
Pagine: 315
Prezzo: 14,90€
Trama:
Per Lucille, diciassette anni e una passione per l’arte, l’amore ha il volto della sorellina Wrenny. Wrenny che non si lamenta mai di niente, Wrenny che sogna un soffitto del colore del cielo. E poi ha il volto di Eden. Eden che è la migliore amica del mondo, Eden che sa la verità. Quella verità che Lucille non vuole confessare nemmeno a se stessa: sua madre se n’è andata di casa e non tornerà. Ora lei e Wrennie sono sole, sole con una montagna di bollette da pagare e una fila di impiccioni da tenere alla larga. Prima che qualcuno chiami i servizi sociali e le allontani l’una dall’altra.
Ma è proprio quando la vita di Lucille sta cadendo in pezzi che l’amore assume un nuovo volto: quello di Digby. Digby che è il fratello di Eden, Digby che è fidanzato con un’altra e non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. O forse sì?
L’unica cosa di cui Lucille è sicura è che non potrebbe esserci un momento peggiore per innamorarsi…
Il romanzo d’esordio più atteso dell’anno. Una storia romantica, commovente, inaspettata e piena di speranza. Come la vita, come l’amore. Come tutti i colori del cielo.
“Un romanzo che tutti dovrebbero leggere”
Entertainment Weekly
“Non sapevo se divorare il libro o gustare ogni singola frase. Meraviglioso!”
Morgan Matson, autrice bestseller di Noi due ai confini del mondo
“Una storia piena di poesia che ci ricorda che la vita
può riservarci sempre qualche sorpresa.”
Jennifer E. Smith, autrice di La probabilità statistica dell’amore a prima vista
L’autrice:

Estelle Laure è laureata in discipline dello spettacolo e si è specializzata in scrittura creativa per bambini e ragazzi al Vermont College of Fine Arts. Grande appassionata di Kurt Vonnegut, crede nell’amore, nella magia e nella capacità di affrontare le verità scomode. Vive a Taos, nel New Mexico, con i suoi due figli. La notte che ho dipinto il cielo è il suo sorprendente romanzo d’esordio.
www.estellelaure.com
La mia recensione:
Vi presento Lucille, sorella maggiore di Wren, figlia di una madre che l’ha abbandonata, migliore amica di Eden ed innamorata di Digby.
Un quadro abbastanza chiaro, vero?
Come ho scritto, sua madre l’ha abbandonata. Che cosa significa? Che è andata via. Il libro inizia e Lucille si occupa della casa e di sua sorella, come un’adulta responsabile, già da quattordici giorni.
Quando arriva il ventiquattresimo la ragazza sa che prima o poi i soldi e il cibo finiranno, che arriveranno le bollette, che sua madre non tornerò presto, forse non tornerà più, e che non manca molto al giorno in cui dovrà chiedere l’intervento degli assistenti sociali.
Non manca molto al giorno in cui dovrà implorare perchè non le portino via sua sorella.
La gente sa che il padre di Lucille è pazzo, che la madre è andata via (e non in vacanza come vuole far credere) e che ha bisogno di soldi per vivere.
Deve assolutamente trovarsi un lavoro, con urgenza.
«Tranquilla» dice Shane dandomi un colpetto sulla spalla. «Sono pazzi tutti quanti, sai. Lo capisci dopo un po’. Cambia solo il tipo di pazzia e la nostra voglia di conviverci oppure no. Questo lo decidi tu. Per il resto, non puoi farci nulla.»
Lucille, a volte, sembra quasi non credere a tutto ciò che succede intorno a lei. Giustifica la madre come se da quello dipendesse la sua sopravvivenza.
Per lei, la sua famiglia era una presenza fissa, qualcosa su cui poter contare.
Ma le cose cambiano sempre… infatti i suoi genitori sono andati via.
Quando sua madre salì sul taxi che l’avrebbe portata all’aeroporto, Lucille la vide già come un ricordo sbiadito.
E non importa neanche se questa madre vuole, o no, bene alle sue figlie… “Ogni emozione deve tradursi in azione, altrimenti è inutile”.
Quando il padre di Lucille e Wren è stato portato via, diretto ad un centro di igiene mentale, a tutti piaceva sperare che le cose sarebbero andate bene.
E invece tutto si è sgretolato. La felicità, anche se era solo apparente, è andata via del tutto.
I ricordi scivolano via, se non trovi il tempo e il modo di farli restare.
La vita di Lucille è diventata improvvisamente assurda, tanto da farle dimenticare l’amore per la pittura.
Non dimenticare nel senso “Avevo troppe cose da fare e ho scordato di finire un quadro”, bensì dimenticare come “Davvero, una volta, dipingevo?”.
Eppure una volta non faceva altro… era sempre sporca di tempera.
Non ricorda più di quando andava pazza per i peperoni.
Ma chi lo ricorda al posto suo? Digby.
Quel ragazzo con le lentiggini, gli occhi verdi e la carnagione chiara che si preoccupa sempre per lei, che la aiuta, che le sfiora il braccio con le dita e fa mutare il mondo.
Certo è che se Lucille non avesse Digby, Wren, Eden e uno strano e sconosciuto angelo custode, che la aiuta in casa senza farsi mai vedere, la vita sarebbe molto più dura.
Lucille sa che non deve abbattersi, che non deve aspettare qualche miracolo: l’unico modo per cavarsela è rimboccarsi le maniche.
Eden è la migliore amica del mondo.
Wren, la sorellina più dolce.
Fred, il capo più comprensivo.
Digby, il ragazzo più incasinato e giusto per lei.
Un gruppo di persone che, unite a Lucille, creano una famiglia, producono bene, gioia, sconfiggono tutto il dolore del mondo.
Fiducia. Cosa significa, veramente? Quando ti fidi di qualcuno è come consegnargli il coltello con cui poterti pugnalare. Questo lo so per certo.
Forse mi tremerà la mano, ma devo consegnare il coltello a questa ragazza, un’estranea, anche se so che la lama è affilata e potrebbe farmi molto male. Anche Digby ha in mano un coltello. E anche Eden. Adesso anche Shane. Sono un sacco di coltelli. Mi sembra di sentire le lame che mi solleticano il collo e spero che le mani che le stringono siano ben ferme.
Certo è che queste persone hanno anche loro una vita, che il fatto che sappiano tutto potrebbe anche non essere un bene… qualcuno potrebbe parlare, spifferare tutto. A volte la gente ha le migliori intenzioni, ma non sempre fa la cosa giusta.
Come colore, Wren aveva scelto un azzurro Tiffany. Diceva che siccome la sua camera aveva solo una finestra, e piccola per giunta, ci voleva dentro il cielo, e mamma le aveva risposto che se quello era il suo desiderio, l’avrebbe accontentata. Le latte di vernice mai aperte sono ancora accostate alla parete, sotto i segni che Wren ha lasciato con un paio di scarpe sporche.
E chissà se Wren, in mezzo a tutto questo caos, si è dimenticata che una volta voleva che il soffitto della sua camera fosse dipinto di uno spettacolare azzurro tiffany.
Chissà se Lucille, per la sua sorellina, riuscirà a dipingere un nuovo cielo.
Che senso ha vivere, se non sei disposto a lottare per ciò che di vero hai nel cuore, se non sei disposto a rischiare qualche ferita?
Bisogna infuriarsi.
Questo libro ti fa arrabbiare, piangere, intenerire e ridere allo stesso tempo. L’autrice scrive molto bene, è creativa, usa bene le metafore e sa quali punti toccare per arrivare dritta al cuore dei lettori.
Non è uno Young Adult come gli altri, sapete quanto sono esigente.
Penso di aver sottolineato mezzo libro, e non scherzo.
Purtroppo questa storia ha una fine e quando arriva quasi non ci credi, vuoi che ci sia un’altra pagina ma ti ritrovi davanti ai ringraziamenti.
Sai che non c’è nulla che tu possa fare.
La loro vita non è più tua, te ne fai una ragione, saranno tutti un bellissimo ricordo.
Voto: 9 e mezzo.
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