Recensione: Maledictus Umbra. L’eclisse e il principio – Elisa Filippi

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“Come sarebbe la tua intera esistenza se, per tutta la vita, ti fossi preparato solo alla sua fine?” -Una vita segnata e maledetta quella di Evangeline Bristamil, unica erede di una ricca e numerosa famiglia nobile. Anni di allenamenti nelle splendide case degli zii e gli innumerevoli viaggi hanno impresso nell’anima della giovane un distacco deciso dal mondo. Così, a poco a poco, è rimasta invischiata in un odio profondo verso la maledizione che serba sulla pelle, senza tuttavia riuscire a comprenderla appieno. Sotto i guanti in pizzo, il corsetto stretto e le gonne d’organza Evangeline porta i segni di un Patto stipulato trecento anni prima dalla sua antenata, così simile a lei per aspetto e bellezza da esser tramandata di parola in leggenda. Un unico dovere perseguiterà e opprimerà l’intera vita di Evangeline: combattere il suo personale male e liberare tutta la famiglia dal giogo di quell’antica maledizione d’ombra.


 

Booktrailer:


 
Iniziando a leggere questo libro, conosciamo subito Evangeline: assistiamo alla creazione dei suoi “marchi”, alle sue partenze e ai suoi rapporti con le altre persone.
Evangeline viaggia, impara, allena il suo corpo per “qualcosa”, per l’arrivo del male.
Perché è certo che il male arriverà.
Una famiglia segnata da un patto stipulato molto tempo prima, una ragazza che porta ne porta il peso sulle spalle.
L’inizio di questo libro è decisamente confusionario, ma non sono sicura che questo sia un male.
Il fatto che, sin dall’inizio, non si diano dei dettagli specifici sul fardello della ragazza, spinge il lettore a voler sapere qualcosa in più.
Qual è la maledizione di Evangeline?
Perché –  nonostante l’epoca e nonostante tutte le ragazze intorno a lei stiano trovando marito – i suoi genitori non vogliono farla sposare?
Perché Evangeline viaggia così tanto?
E, soprattutto, perché tutti i suoi parenti credono che lei li salverà?

La trama mi è piaciuta molto, niente da dire.
Per quanto riguarda invece lo sviluppo di essa, alla fine del libro non mi sono stati chiari alcuni punti. Ci sono delle cose che non sono state spiegate fino in fondo.

Voto: 7 e mezzo 🙂 

Recensione: Il compagno di banco – Simon Rich

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Trama:

Seymour Herson studia alla Glendale Academy, un’esclusiva scuola di Manhattan frequentata da ragazzi facoltosi dell’East Side. È timido, goffo, non ha amici e i compagni lo prendono continuamente in giro. Ma la sua vita è destinata a cambiare con l’arrivo di Elliot Allagash, il rampollo di una famiglia miliardaria, espulso già da diversi istituti per il suo comportamento indisciplinato. Elliot ha tutto ma è tanto annoiato e allora… decide di dedicarsi a un nuovo hobby: trasformare uno sgorbio umano nel ragazzo più popolare della scuola! Con l’aiuto dei soldi di Elliot e delle sue diaboliche strategie, Seymour impara a giocare a basket, diventa rappresentante di classe ed elimina uno dopo l’altro i suoi nemici. Ma la rete di menzogne in cui si è cacciato è fitta e ingarbugliata e uscirne non sarà affatto facile come pensava. Ironico, diretto, graffiante, Rich costruisce un romanzo d’esordio pieno di scoppiettanti colpi di scena in cui il divertimento è assicurato.


Che libro!
La cosa positiva, e più importante, di questo libro è che non ne puoi trovare uno identico, con una trama uguale o simile: è unico nel suo genere.
Simon Rich, con “Il compagno di banco”, ha fatto un bellissimo esordio… e ho troppa voglia di leggere qualcos’altro che sia uscito dalla sua penna d’oro.

Questa è la storia di due ragazzi di quattordici anni, Seymour e Elliot, che non potrebbero essere più diversi.
Lo stesso Seymour, cominciando a raccontare la storia, si stupisce che Elliot sia diventato il suo migliore amico.
Il primo è lo sfigato di turno, per niente atletico, asociale e bevitore di cartoni di latte al cioccolato.
Il secondo è totalmente superficiale, aiuta Seymour nella sua scalata al successo per noia, ha un taccuino nero sul quale segna i nomi dei suoi nemici e le vendette che attua nei loro confronti e passa il tempo a bere alcolici.
I piani di Elliot sono veramente geniali, mi sono davvero stupita della sua inventiva troppo divertente, e lo stesso sono i piani di suo padre, Terry.
Certo, perché Elliot non è mica diventato tale da solo.
Suo padre è ricco, perché gli antenati degli Allagash, a quanto pare, hanno inventato la carta, e passa il tempo a fare cose del tutto prive di senso: fa scrivere libri agli autori, li legge e poi li brucia; compra dipinti da pittori esponendoli nel suo museo personale, ma alla sua morte verranno distrutti; ha la folle ossessione di vincere sempre anche se non gliene può fregare di meno del titolo per il quale concorre.
Quest’ultima cosa è decisamente ereditaria.
Perché dico questo? Elliot vuole trasformare Seymour e, inizialmente, gli fa passare tutti i pomeriggi ad allenarsi per diventare un ottimo giocatore di basket. Quando quest’ultimo entra in squadra, che fa Elliot? Gli fa mollare la squadra. Certo, perché l’importante non è giocare a basket, è dimostrare che sa farlo.
Il libro è una continua salita al successo, comportamenti bizzarri, cinismo e superficialità.
E’ così contorto da risultare, a volte, irreale.
Ma è così meraviglioso che lo consiglio a tutti!

Voto: 9

 

Recensione: Tutto l’amore smarrito – Antonella Frontani

3-10

Titolo: Tutto l’amore smarrito
Autore: Antonella Frontani
Editore: Garzanti
Pagine: 176
Prezzo: 14,90 €

Trama:

Per Adele, con il suo lavoro da giornalista in cui non si sente realizzata e tanti sogni lasciati in un cassetto, l’unica ragione di vita è Amata, sua figlia. Ogni gesto, ogni pensiero di Adele è per lei, nei suoi giorni che scorrono sempre uguali. Fino a quando non conosce Pietro, e il suo silenzio che non riesce a trovare una voce. Pietro è sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen e porta ancora dentro il gelo di quel tempo lontano. Adele deve solo intervistarlo, ma ci sono incontri che cambiano la vita per sempre. Adele è la sola che può aiutare Pietro a fare pace con sé stesso. Perché riconoscono l’uno nell’altro un dolore che parla di un amore impossibile, che non ha avuto la forza di battere il destino. Ma quando il passato torna con la sua forza dirompente, c’è solo una strada da percorrere, quella della verità. Ad ogni costo.


Dalla trama mi aspettavo una cosa diversa: le vite di una giornalista e di un uomo sopravvissuto al campo di concentramento che si incrociano per far nascere una storia.

In realtà non è così.

Le vite di queste due persone si sviluppano separatamente per le prime pagine, entriamo nella vita di entrambi e apparentemente non li colleghiamo. Intorno a pagina 110 vediamo che l’incontro tra i due protagonisti comincia a dare frutti a livello di trama e solo alla fine ne capiamo il legame vero e proprio.

Il romanzo è corto, come avete potuto leggere sono solo 176 pagine, quindi tutto questo tempo che l’autrice ci ha messo per far sviluppare ciò che è scritto in copertina, per me, non è una cosa super positiva.

Avrei preferito conoscere il passato di Pietro ed Adele in un altro modo. Ammetto che il libro non assomiglia a ciò che leggo abitualmente ma ho voluto provarci e quindi non lo sconsiglio a chi ama il genere perché è scritto, sostanzialmente, molto bene.

Il mio voto è un 7 e mezzo, aspettavo qualcosa in più.