Trama
La giovane Ester Prynne, condannata per adulterio nella puritana Boston, sarà costretta a portare per sempre sul seno una fiammeggiante, scarlatta, lettera «A» (A come adulterio? Come Arte? Come America?), da lei stessa ricamata. Ester non ha mai voluto rivelare il nome del suo “complice” che infine – lacerato tra ansia di schiettezza e orgoglio, e perseguitato dal marito della giovane – cederà, confessando la sua colpa. La lettera scarlatta, libro che rese celebre il nome di Nathaniel Hawthorne, è un mirabile esempio di fusione perfettamente riuscita tra sviluppo tematico-narrativo, delineazione dei personaggi e procedimenti linguistico-stilistici. Hawthorne fa di Ester un personaggio esemplare: mostrando, da un lato, una compartecipazione profonda, ma soffermandosi, dall’altro, in un pensoso e drammatico indugio di fronte alla sua “colpa”, pur condannando l’implacabilità puritana e la violenza moralistico-sociale di cui è vittima.
Recensione
Questo linguaggio d’altri tempi super complicato, le lunghe descrizioni e i personaggi proprio non mi hanno colpita. A momenti mi addormentavo sulle pagine e avevo sempre bisogno di qualcuno che mi desse un colpetto per intimarmi di stare sveglia.
E’ stata una sfida con me stessa.
Fallita, ma pur sempre una sfida.
E alla fine il tutto si è evoluto in una vera e propria guerra: c’ero io che volevo mollare ed il libro che mi implorava di continuare e di dargli, ogni volta, un’altra occasione.
Alla fine questo mio inesorabile andare avanti mi ha portata, inevitabilmente, all’odio profondo.
E quindi eccomi qui che vi dico una cosa: questo libro mi ha aperto gli occhi sui miei gusti letterari e non credo che riproverò a leggere un classico così facilmente.
Per quanto concordi sull’avversione verso lo stile di scrittura classico (io stesso ho interrotto a metà “Orgoglio e pregiudizio” e “Anna Karenina”), devo ammettere che questo romanzo mi è piaciuto.
Resistendo a tutti i “difetti” che hai elencato, ho comunque apprezzato la storia; se vuoi, qua puoi leggere la mia recensione https://ordineecaos2.wordpress.com/2016/06/24/la-lettera-scarlatta/ 🙂
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Ti capisco in pieno.
Io l’ho comprato tre anni fa – un po’ per la sua fama di classico, un po’ per il suo titolo, un po’ per non so che cosa. Ma santo cielo, quanto è stato difficile.
Spesso non capivo di cosa si stesse parlando e a volte dovevo rileggere una frase un sacco di volte per inquadrarne il senso – non parliamo poi dell’inizio con tutti quei termini dei permessi della marina o non mi ricordo che cosa.
E’ stata una lettura portata avanti con molta sofferenza, non vedevo l’ora di arrivarci in fondo e l’ho finito solo perché non mi piace abbandonare i libri.
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Io l’ho ripreso in mano dopo un pò, mi capita coi libri, a volte non ci piacciamo subito ma a mente fredda l’ho letto e devo dire che mi è piaciuto.
Sarà che io sono terribilmente strana, sarà che io adoro le descrizioni perchè mi proiettano direttamente in un mondo parallelo che non solo leggo ma “vedo, però mi è piaciuto….
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Non ho letto il romanzo in questione ma posso facilmente comprendere la difficoltà che si può vivere quando ci si immerge in un testo i cui contenuti (soprattutto stilistici, derivanti dall’epoca di appartenenza dell’autore/autrice) sono completamente estranei al nostro ambiente (sociale, personale, culturale, temporale, politico e via discorrendo).
Ciò nonostante io non mi arrenderei, anzi. Forse vi è solo bisogno di entrare nel mood (come si suol dire) del libro che si sta leggendo.
E’ chiaro che se alle spalle si hanno solo letture di testi Young Adult o romanzetti rosa, sarà maggiore la complessità del “classico” in questione. Forse è solo una questione di esperienza e tenacia.
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Ho letto anche cose classiche e non ho mai provato molta difficoltà, come invece è successo in questo caso. Sicuramente è questione di gusti ^^
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